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Gesù si confida

E’ molto confortante e bello che noi cristiani non osserviamo leggi e precetti astratti.

Gesù è concreto, egli è un fatto, un fatto normativo. La persona di Gesù è l’unica nostra legge. Gesù esiste, opera, parla soffre, risorge: ecco la nostra legge.

Per essere nostra norma, Gesù ovviamente deve essere conosciuto. Conosciuto simpaticamente: non solo essere guardato, ma essere abbracciato.

Dal canto suo Gesù brama di farsi conoscere. E’ proprio di chi ama, confidare tutto di sé. Il Vangelo, oltre la nostra silenziosa e tenera contemplazione, è il luogo dove Gesù si confida a noi. Il Vangelo è la confidenza di Dio all’uomo: Dio si svela non per imporsi, ma per confidarsi.

La qualità più intensa e più entusiasmante della confidenza si attua, quando una persona dice tutto di sé, per riversarsi nel confidente nel modo più chiaro, per comunicarsi e farsi conoscere: “Ti piace sapere chi sono io?”. Chi sono io in ogni aspetto di me, nelle luci e nelle ombre.

A questa confidenza Gesù si offre, quando stimola i suoi cari. Egli comincia a distanza, dicendo: “Che cosa dice di me la gente?”. E poi ai suoi: “Voi chi dite che sono io?”

Egli desiderava essere conosciuto in tutto il suo spessore, anche in quello di Cristo, Figlio di Dio. Pietro lo riconosce: “Tu sei il Cristo, il Figlio di Dio!”.
Finalmente ai suoi indica il suo stato divino in rapporto al Padre. Questo stato il Vangelo di Giovanni scruta con l’occhio dell’amante, cioè di colui che Gesù amava.

Però Gesù sente di dover confidare tutto se stesso ai suoi, perciò dopo essere stato identificato da Pietro come il Messia, Gesù annuncia la sua sconfitta e la morte. Tutto! Pietro dovrà faticare per accettare anche questa confidenza di Gesù.

GCM 17.09.12