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Essere noi stessi

Ogni giorno ci accorgiamo che fare la volontà di Dio coincide con il ritrovare noi stessi. La nostra volontà, quando stupidamente si scosta da quella di Dio, produce una diminuzione della nostra capacità di umanità. Nelle piccole e nelle grandi occasioni.

L’opporci a Dio produce sempre un autolesionismo. Ci priviamo del respiro. Molti non se ne accorgono. Proprio come chi, vivendo in un ambiente zeppo del fumo dei fumatori, si abitua a respirare quell’aria mefitica, e poi si trova, lui non fumatore, con il rituale cancro ai polmoni. Abituarci al peccato, o prima o poi, lo si sconta.

L’armonia con il creatore genera l’armonia con il creato e con tutte le creature e con l’intimo di ciascuno. Lo scordarci di essere “creature” ci stacca da Dio e dall’intima essenza di noi stessi. Quando poi scopriamo che Dio è nostro Padre, allora l’allontanarci da Lui con la trasgressione, indebolisce il nostro amore di figli e la felicità di avere Dio per Padre, vero Padre, non solamente un Padre creduto tale. “Puto” è un verbo latino che significa un’azione falsa, un credere, un immaginare, un semplice surrogare. Putativo è un aggettivo che indica (leggo in un vocabolario italiano) “apparente, quale aggiunto di padre”: padre putativo, che è reputato padre”. Quindi padre non è.

Vero padre nostro è Dio. Lui non è un padre meramente putativo, e quindi noi non siamo figli putativi, non naturali, ma adottati.

La paternità di Dio è incisa dentro di noi, attraverso la nostra figliolanza. Il peccato quindi rompe l’armonia con il Padre e ferisce la nostra essenza di figli.
Perdiamo la nostra armonia.

06.10.14