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Tenerezza del perdono

Se una persona che mi vuol bene e alla quale io voglio bene, commettesse un’azione che produce uno screzio, e poi mi chiedesse scusa, che cosa accadrebbe in me?

Non soltanto la perdonerei e la comprenderei, ma sarei commosso. Commozione dolce, che mi spinge ad abbracciare quella persona.

Io ho un cuore duro, eppure mi intenerirei, spinto dall’amore.

E Dio, che è infinitamente tenero, non si commuove quando gli chiedo scusa o perdono? Tutto avviene perché lui è buono, buono davvero.

Il fulcro è l’amore. Essere certi dell’amore di Dio disinteressato. Fidarsi di lui. Amarlo a cuore aperto, mettendo nel nostro rapporto prima di tutto la sicurezza indiscussa del suo amore.

Chissà come il Padre si commuove, quando io, dopo aver combinato qualche marachella, mi rivolgo confidando a lui.

Addirittura, se stiamo alle parole di Gesù, il Padre fa festa per il peccatore pentito. Commozione ed esplosione di gioia.

Avviene che una persona cara mi chieda scusa. Io mi commuovo, e, spesso, con gli occhi ancora umidi, canto di tenerezza.

Non so se a nostro Padre, si inumidiscano gli occhi, ma so che mi fa festa. La parabola del figlio deviante. Le parabole del pastore che recupera la pecora, e della donna che ritrova la moneta perduta. Insomma, commozione e tripudio.

Amare ed essere amati genera commozione e gioia. Dio è Amore, e per essere amato da me, rinforza il mio amore con la tenerezza dello Spirito Santo.

GCM 03.03.13