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Destino o Provvidenza?

L’ho udito frequentemente: “Era destino che...”. Che ci incontrassimo, che vincessi un premio alla lotteria, che mio cugino morisse. Era destino, ossia un evento non spiegabile o non desiderabile. E al destino non ci si sottrae.

Il destino è quella fatalità cieca, che ci sovrasta, ineluttabile, senza preavvisi, senza intelligenza e senza cuore.

La fede, contro il destino o il fato, ci presenta la Provvidenza.  Un’azione di Dio, che provvede alla nostra vita e alla nostra salvezza. L’astrattezza della Provvidenza, è una copertura intellettiva che ammanta un’azione concreta e una Persona concreta: quella che Gesù ci ha insegnato a dire “Padre”.

Il Padre è provvido, perché sa, prevede, accompagna e aiuta. Nel piccolo nostro linguaggio, dal quale è scomparso il fato, noi semplicemente diciamo:”Non si muove foglia che Dio non voglia”. E’ un modo elementare per indicare la continua presenza di Dio nella nostra vita.

Provvidenza non solo perché è presente, ma pure per dare valore e prospettiva alla nostra vita. Una prospettiva sicura, che spesso sfugge ai nostri occhi miopi. Provvidenza, perché sola prevede il futuro a lunga distanza e conosce i labirinti dei percorsi umani. La Provvidenza, infatti, è profetica, e soltanto lei ha in mano il passaggio del nostro camminare.

Affidarci al Padre provvidente non è rinunciare a operare, come pretendevano i quietisti, ma essere sicuri che il nostro operare alla fine (e spesso prima) raggiungerà lo scopo, al quale Dio ci ha chiamato. Percorriamo una via sicura, se ci affidiamo al Padre, con l’intenzione di compiere sempre la sua volontà. Il risultato sicuro è alla fine.

Sempre una Provvidenza, o, meglio,  un Padre provvidente, al nostro fianco. Mai un destino cieco.

GCM 11.11.12