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Tripudio commosso per il dono

È proprio vero che il Padre provvede, e non solo il cibo, ma soprattutto la luce interiore.

Mi sembra notare un particolare. Ripensando alla nostra infanzia, alla nostra adolescenza, ci accorgiamo di “quanto eravamo dotati”. Allora ciò che realizzavamo ci veniva spontaneo, negli studi, nelle amicizie, nello sport. Perfino i superiori erano costretti ad ammettere la nostra dotazione, parte per compiacersene, parte per invidiarci. E i superiori invidiosi, perché meno dotati, cercavano di impedire le nostre qualità.

Per noi era naturale utilizzare la nostra dotazione, intellettuale o fisica, semplicemente per utilizzarla e ricavarne soddisfazione, ma non ci passava neppure per l’anticamera del cervello il vantarcene.  Più tardi, ripensando alla nostra adolescenza, abbiamo costatato la nostra, talvolta non comune, dotazione. Era il tempo della scoperta, programmata misteriosamente e amorevolmente, dal Padre.

Ma ecco: era passato il tempo, nel quale potevamo essere tentati di vantarcene (vanagloria), anche perché non capivamo la pochezza di quelli che ci invidiavano, pur patendo i frutti della loro invidia, soprattutto se gli invidiosi erano superiori poco dotati (non tutti, ma non pochi).

Oggi costatiamo i doni di allora, e il Padre ci regala la gioia di lodare il Padre di ogni dono perfetto, e di esultare del suo dono di allora. Dono concesso a me sì, ma realmente dono che il Padre faceva amorevolmente a se stesso e al mondo, in me.

18.02.18