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La vita sua è nostra

Soffermarci a riflettere sul nostro esistere, ci aiuta a considerare in modo nuovo molte cose.

L’esistenza, cioè l’esserci, è un bel mistero, che non dipende dall’uomo. L’uomo è incapace di farsi esistere: egli semplicemente è.

Tutto il cosmo non si è fatto esistere. L’esistente assoluto, Dio, pone l’universo nell’esistenza. Lui, esistente eternamente in sé, partecipa alla creazione la sua esistenza.

I miti dell’inizio ricordati nella Genesi, si esprimono in modo quasi indeciso, eppure significativo. Le “cose” e gli animali sono sotto la denominazione “egli disse e la cosa avvenne”. L’esistenza dell’uomo è descritta come un intervento diretto di Dio. Sembra che in quel “disse e avvenne” ci corra una distanza tra Dio e la creazione; però quando si trattò dell’esistenza dell’uomo, Dio “modellò l’uomo con la polvere del terreno, e soffiò nelle sue narici un alito di vita: così l’uomo divenne un essere vivente” (Gn 2, 7).

Come si arguisce, Dio si diede da fare per costruire l’uomo con le sue stesse mani: non distanza, ma azione diretta.

Fino a un certo punto l’uomo partecipò del resto creato (la polvere), ma poi la partecipazione arrivò direttamente da Dio: soffia il proprio respiro di vita, per rendere l’uomo partecipe della sua stessa vita: lo rese vivente, perché partecipe del respiro di Dio: respiro è vita. Vita che si trasmette, e che continua (essere vivente!). Adamo visse per la vita di Dio, trasmessa.

Gesù: io e il Padre siamo una cosa sola. Come io vivo per il Padre (vita continua compartecipe), così voi vivete per (mediante) me.

25.02.18