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Eucarestia e salvezza

Gesù, il nostro Amore che salva, ha voluto restare con noi nell’Eucarestia, perché ha voluto esplicitare con la sua presenza concreta, il suo essere nel cristiano, il Figlio di Dio che ancora ama il Padre sulla terra.

La nostra gioia nel fare Eucarestia, deriva sì dall’accogliere Gesù e la Trinità in noi (i teologi la chiamano circuminsessione), ma è anche uno stimolo forte e dolce, nel sentirci ravvivare e consolidare del nostro essere preghiera dello Spirito nella Trinità.

La nostra semplice presenza tra la gente (mercato, ufficio, famiglia…) è uno sprigionare Dio tra gli uomini. Non ha senso il suicidio, che priva un modo della potenza di Dio non solo nel suicida, ma nel mondo. Un vecchio modo di dire, affermava che il credente è il “tabernacolo contenente Dio”. Oggi ci si accorge che il nostro piccolo tabernacolo personale, o il nostro più ampio tabernacolo ecclesiale, sono centrali di grazia per il mondo. L’Eucarestia e il Vangelo sono la necessaria “ricarica” di tali centrali, che, collocate nel tempo, corrono il pericolo di esaurirsi. Quindi, in quanto è possibile e perfino contro una mentalità che sta intaccando anche una certa fascia della casta, il ricorso frequente all’Eucarestia e al Vangelo sono necessarie alla presenza attiva di Gesù sulla terra.

Ma ecco la profonda tristezza di Gesù: “Quando ritornerà il Figlio dell’Uomo, troverà ancora fede sulla terra?”. Tocca a noi, che amiamo e comprendiamo Gesù, consolarlo.

14.10.17