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Dio, l’ignoto

Da sempre l’ignoto genera timore e curiosità. Scoprire l’ignoto per rassicurarsi alimenta, sotto diversi e complementari aspetti, le religioni e la scienza. Quelle si affidano alla fantasia, questa al metodo sperimentale. La fantasia veleggia dove e come vuole, anche la scienza vaga, nel corso dei secoli, tra un metodo e l’altro. A questo proposito è sufficiente confrontare la ricerca di Aristotele e della scolastica (per tacere su Don Ferrante) e la moderna astrofisica.

L’ignoto più ignoto di tutti è Dio, il mistero per eccellenza. Oggetto di timore (timor fecit deos) e di desiderio. È ignoto e rimarrà ignoto. Dio nessuno l’ha mai visto, ripete Giovanni nel primo capitolo del suo Vangelo. Eppure Dio è un ignoto, che attira.

Questo attraimento è da sempre e presso ogni cultura. Da esso dipendono le molte forme religiose. Presso di esse vige il bisogno di attribuire una faccia a questo ignoto, e quindi nasce l’idolatria. Purtroppo la faccia ignota di Dio diventa mitologia, o ricorso alle forze non razionali della natura: fenomeni atmosferici, animali, piante, ecc.

L’idolatria è un commovente sforzo di trovare la faccia di Dio. Forse perché l’idolatria è una ingenua ricerca di definire quella che anche papa Giovanni ricordava come “rivelazione primitiva”. L’idolatria, nelle sue molteplici espressioni, non necessariamente va demonizzata, non si oppone alla rivelazione, ma va rispettata nel suo sforzo di conoscere Dio.

Ma noi, guidati da Gesù, siamo graziati, perché per noi il Dio ignoto é Padre. Un nome che ci esalta.

16.01.18