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Piace al Padre? 

Ci hanno educato a sorvegliare la nostra condotta etica, raffrontandola con le leggi, con le tradizioni, con la “coscienza”. La coscienza spesso è il deposito, più o meno sensibile, delle leggi e delle tradizioni, e non è sempre una guida che merita fiducia. Non è invano ricordare il caso di quei figli di mafiosi, che si sentono turbati in coscienza se non agiscono da mafiosi.

Tuttavia un riferimento per essere guidati nel nostro comportamento etico, è necessario.

Gesù ci indica e vive il suo riferimento: ciò che piace al Padre faccio sempre. È una indicazione chiara anche per il nostro agire. “Compio azioni che piacciono al Padre o che gli dispiacciono?”. Se siamo abituati ad assorbire il Vangelo e il Nuovo Testamento, a poco a poco penetra in noi la sensazione e si sviluppa l’idea che ciò che piace al Padre, perché piace allo Spirito Santo che istilla i “sentimenti di Dio!”.

Ciò che piace al Padre diventa la norma del nostro agire. Però questo se non è compiuto con gioia, non si incarna nella nostra vita.

E il piacere nasce dall’amore. Non è raro il costatare la posizione di due fidanzati, se uno compie un’azione, o se decide di compiere un’azione, gli sorge spontanea la domanda: “Farà piacere a lei?”. L’ amore genera il piacere nell’agire.

Ecco qui la gioia della nostra vita etica. Amo il Padre, sono sicuro/a che lui mi ama? E allora è spontaneo chiedermi: “Ciò che sto facendo, piace o dispiace al Padre, che ama e che amo?
La bussola semplice del mio cammino morale, non sono più le leggi, ma è un sottofondo gioioso di amore. Ora sto scrivendo, questo piace al Padre?

17.02.2016