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Nostro Padre, il Giusto

Le beatitudini, pronunciate da Gesù e riferite in due diversi modi da Matteo e da Luca, sono l’inizio della proclamazioni di Gesù e la base della serenità e della nostra speranza.

Le beatitudini dette da Gesù non si possono considerare come un mero augurio. Esse sono indicazioni, in nome del Figlio di Dio. Dio “dice ed ecco avviene”, poiché la parola di Dio è sempre produttiva. Per dare la sottolineatura alla forza della parola di Gesù, Matteo rammenta il Sinai, fonte della Legge mosaica, e pone Gesù su un’altura (oros).

I poveri in ispirito sono “costituiti” beati, perché di essi è (non sarà) il Regno dei cieli. Sembra quasi che chi entra nella povertà, automaticamente, si trova nel Regno dei cieli, dove soltanto si gode la beatitudine. Lo aveva intuito Francesco d’Assisi, che loda la “Signora povertà”.

Le beatitudini non sono una vaga prospettiva, ma una certa e presente realtà. Tocca a ogni persona accettare la realtà della beatitudine, e non sottrarsene.

“Beati i perseguitati a causa della giustizia, perché proprio di essi è il Regno dei cieli”. Notiamo: posseggono lo stesso Regno, i poveri e i perseguitati, ossia coloro che si trovano semplicemente in una situazione da essi non proposta, come invece avviene, per esempio, per i fautori della pace o per i puri di cuore.

Di quale giustizia parla il Vangelo, e non solo la parola di Dio riprodotta nel Vangeli del Cristianesimo? L’unico veramente giusto è Dio, che corrisponde perfettamente a se stesso. L’uomo è sempre manchevole. Dio giusto in sé esporta la sua giustizia (giustifica) nel creato (fece ogni cosa con peso e misura), nell’uomo (la legge naturale completata da Gesù), tra gli uomini (la concordia).

29.01.2016