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Mostrare e dimostrare

È certo che la Bibbia mostra, talvolta anche dimostra. La Parola di Dio è semplice, è la parola del “sì”: così è. Le dimostrazioni sono le commoventi arrampicature dell’uomo per arrivare alle strutture materiali delle cose. Il mostrare è semplice aprire gli occhi sul reale. E che cos’è più reale di Dio, che ha prodotto ogni altra realtà?

Dio mostra. Mostra. Mostra il sole e l’uomo. Mostra anche se stesso, e per vederlo crea in noi la capacità di vedere Dio: lo Spirito Santo. La visione di Dio non è riservata ai sapienti, ma ai piccoli, a coloro cioè che non hanno ancora infettato di ragione la semplicità dello sguardo. A questi Dio si mostra, non si dimostra.
Che dire allora della teologia e di tutte le sue dimostrazioni? Sono utili per accontentare la curiosità dialettica dell’uomo, ma non sempre diventano la via per arrivare a Dio. Dio semplicemente “è”; e quanto più ci interiorizziamo nella profondità del nostro essere, del nostro esistere, tanto più siamo accosti a Dio.

Ragionar su Dio è utile e buono, ma non è risolutivo. È più vicina a Dio la mistica che non la teologia. La teologia è il bastone per il viaggio, ma non è la via, né l’energia per raggiungere la meta.
Il Vangelo ci mostra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo; la teologia, sotto l’influsso della filosofia (che pretende di sottomettere e di inglobare la Rivelazione… almeno spesse volte) diventa astrazione: trinità, essenza, persone, ecc. Astrazioni per dimostrare con termini umani quel Dio che è indimostrabile dalle nostre striminzite categorie.

Il Vangelo narra, mostra, e i semplici (e chi ha risemplificato il proprio cuore e il proprio sentire) possono percepirlo, intuire il suo Amore, la sua Luce, e goderne senza il peso ingombrante dei perché.

21.05.16