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Dio e noi siamo grandi   

Dio ama non per essere riamato, quasi che cercasse l’aumento del proprio amore, lui che è l’Amore infinito. Dio manifesta la propria longanimità potente, non per aumentare la sua infinita onnipotenza, lui che “può tutto”.

Va un po’ riconsiderato il nostro modo di dire che lui “ha bisogno” del nostro amore, e che noi dobbiamo lodarlo per aumentare la sua gloria. Quando si parla di Amore e di Onnipotenza di Dio, questo non serve per lodarlo, ma per riconoscere la sua grandezza. Noi, in realtà, non lo lodiamo, ma riconosciamo semplicemente la sua grandezza e il suo Amore.

Non tributiamo a Dio la lode, come compiamo verso gli uomini, quasi illudendoci di aumentare la grandezza di Dio, come nel paganesimo si credeva, e forse anche quando noi esaltiamo i santi protettori del paese.

Quel “sia gloria” a Dio, può facilmente scadere nell’ambiguità, se non lo completiamo con un “sia da noi riconosciuta la gloria di Dio”, che è non un’esaltazione, ma un semplice riconoscere. Quando accenniamo alla gloria (divinità) di Dio, il nostro dire non è un augurio (sia data gloria), ma una convinta affermazione (di Dio è la gloria).

Di Dio è la gloria. E di questo Dio glorioso noi siamo figli. Forse indegni, ma davvero figli.

Il mito di Adamo insegna, perché Adamo è l’uomo. Uomini siamo noi. Adamo è completo e finito. È lui che si rovina, non accettando la propria grandezza, grande e limitata. Vuole raggiungere la sua destinazione eterna prima della scadenza. Perciò inciampa e cade.

16.11.16