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Dio ci fa essere noi  

Anche il limite è adorazione. Un limite non rifiutato, ma accolto con pace, come costitutivo della nostra esistenza, che è sempre un dono di Dio. Questo dono del limite si ingrandisce con l'avanzare dell'età. E il riconoscere e accettare il limite corrisponde all'accettare la nostra creaturalità. Accettare la creaturalità è evitare il peccato di Eva che pretendeva di diventare “come Dio”!

Allora la creaturalità ci accorgiamo che è la base della nostra adorazione. Se questo avviene, nasce spontaneo il ringraziamento per essere stati creati creature, perché questo ci unisce a Dio. Infatti c'è corrispondenza spontanea e autentica tra il “vuoto” (incompletezza nel tempo e nello spazio) dell'uomo, e l'infinito completante riempimento di Dio.

Dio crea l'uomo desiderante, per poter far gioire l'uomo riempiendolo di se stesso.

Dio solo è la completezza dell'uomo, e in Dio si immerge la nostra povertà per essere sostenuti da Lui. Dio ha guardato alla mia povertà – esclama la Madonna, dopo aver costatato di essere “riempita” ossia ingravidata da Spirito Santo. Lo Spirito che suscita nella povera Maria, la sua completezza femminile, la maternità.

Sì, Dio è la completezza dell'uomo, perché mi fa essere “uomo salvato”. Salvato, ossia serbato nello stato voluto dal Creatore. La salvezza, donata da Gesù, non è una mera aggiunta a ciò che l'uomo già possiede, ma è la completezza dell'uomo per essere semplicemente se stesso. La nostra limitatezza è solo l'accorgerci che Dio ci manca.

26.12.16