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Conoscere Dio?   2

Leggo una sentita ricerca sul nome di Dio. È una ricerca, che può solo attenersi a tentativi umani, mai totalmente riusciti. La decifrazione nostra del nome di Dio, una specie di battesimo di Dio, è un nobile tentativo, che non può approdare a un nulla di solido.

Se per nome di Dio, intendiamo un attributo, questo può giovare alle nostre intuizioni, ma non si addice a ciò che Dio è davvero. Tutti gli attributi indicanti Dio, non descrivono Dio, ma lo sforzo dell’uomo per sondare l’insondabile.

Dio, per fortuna nostra, non è definibile in sé, secondo le categorie umane, anche quella dell’eternità, perché l’eternità è ciò che noi intendiamo per eternità, ma le categorie umane non possono corrispondere alle categorie di Dio.

Proprio per superare questa impasse Dio si degna di aiutarci. Forse non si degna, ma sviluppa il suo amore anche sotto questo aspetto.

Ritorno su un mio concetto: Gesù è la semplificazione di Dio, una semplificazione che supera ogni profezia, sia precedente sia posteriore a Gesù. S. Giovanni nel Vangelo è categorico: “Dio nessuno l’ha visto”. È ammissione di sconfitta e inizio di adorazione. Poi Giovanni ci rassicura davanti alla nube del mistero. “Il figlio suo che è nel seno del Padre, ce lo ha narrato”. Altra conoscenza di Dio, che prescinda dalle parole luminose di Gesù, è una conoscenza da rispettare, sia che essa si inserisca nelle pieghe di una religione, sia che essa fluisca da una ricerca filosofica; però non è una conoscenza che ci possa rassicurare, come base di un sicuro e consolante rapporto con il Dio vero.

13.01.2016