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Tuffo trinitario

Nella Trinità siamo stati tuffati, per esserne impregnati! Il nostro battesimo è un’immersione (greco: bàpto) in Dio. Come un panno grezzo dentro la tintura colorante, che non esce se non mutato.

Il battesimo cambia l’uomo vecchio e grezzo, in un uomo nuovo e splendido. Un cambio che ci eleva, non ci lascia come eravamo prima. Con il battesimo siamo ridiventati divini, trinitari. Infatti il battesimo ci ha infusi nella Trinità, come ha infuso la Trinità in noi.

Siamo battezzati immettendoci nel nome della Trinità, ossia del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Eccoci, quindi, diventati trinitari.

S. Agostino nello scrivere sulla Trinità di Dio, richiama i riflessi trinitari nell’uomo. Solo coincidenze, o forzature per costruire un’analogia? Oppure timbri trinitari nell’uomo? Quei timbri, che rendono l’uomo “capax Dei”, capace di accogliere e di contenere Dio. In noi tutto richiama e reclama il Dio Trinità.

I santi, vedendo la Trinità, erano capaci solo di meraviglia e di esclamazioni, compilavano inni: “O beata Trinità, oceano di pace!”.

La Trinità suscita in loro sempre contemplazione entusiasta. Essi non vedono contraddizioni nell’Unità-Trinità, ma il superamento di ciò che per noi, mortali di vista corta, è contraddizione o impossibilità. Proprio ciò che nell’uomo ingenera scandalo, nei santi fa zampillare meraviglia ed estasi.

Anche i teologi sono attratti dal mistero trinitario. Lo vedono, lo considerano, non lo respingono, come fanno i superficiali che rifiutano lo Spirito Santo, il  quale aiuta a vedere oltre i nostri occhi, ma cercano di scoprire se anche le parole umane riescono ad esserne soggiogate

GCM 04.06.12