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Il cuore di carne

“Toglierò loro il cuore di pietra, e gli infonderò un cuore di carne”.

Dio promette questo, perché desidera riavvicinare a sé il suo popolo. Il cuore di pietra impedisce il contatto con Dio, che vuol parlare al cuore di Gerusalemme.

Le difficoltà da noi provate nell’accostarci liberamente a nostro Padre e nel pregarlo, spesso noi le attribuiamo alle nostre fantasie, alle nostre distrazioni, ossia alla nostra incapacità di vedere. Invece esse sono causate dalla nostra incapacità di amare. A cominciare dall’amore del prossimo e dalla tenerezza e dalla comprensione verso coloro che stimiamo nostri nemici.

E, cosa comune, stimiamo nemico da criticare e da combattere, soprattutto chi non la pensa come noi: il filosofo, il politico, il caposala, il prete e il Papa.
Sembra strano, ma non raramente un cattolico è nemico del Papa. Un tale cattolico non proverà mai la dolcezza della preghiera, per quanti sforzi di concentrazione mentale egli compia.

Dolci tra noi, per sperimentare la dolcezza di nostro Padre, con la stessa dolcezza di Dio.

La dolcezza di Dio è lo Spirito Santo. Lui solo può infondere in noi la soavità di Dio. Quella soavità che, in chi se ne lascia impregnare, porta soavità nei nostri “cuori di carne”. Dio ci toglie i cuori di pietra, per dotarci di cuori di carne, attraverso il dono dello Spirito. Lo Spirito Santo è il vero nostro cuore di carne, capace di sentire e di vivere la gioia di Dio.

Tutti lodiamo la bontà: tutti, eccetto i perversi pervicaci. Però non tutti ci avvaliamo della presenza dello Spirito, pregandolo intensamente e affidandoci a lui, per ricevere un cuore di carne.

GCM 01.10.12