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Concezioni di Dio

Osservando lo sviluppo della fede, si può notare uno sviluppo nella rivelazione.

All’inizio la religiosità umana non può fare a meno di rivolgersi all’”Ente supremo”. Poi da Abramo in poi si nota un crescendo nella rivelazione. Abramo si trova in ambiente mesopotamico, dove è sviluppato il politeismo. E lui inizia l’enoteismo, ossia la fede di un Dio, pur essendo circondato da molti dei.
Non per nulla nella Scrittura si parla del Dio (unico) di Abramo, di Isacco e di Giacobbe.

Poi la fede in Dio si eleva dall’enoteismo, ossia alla fede in un solo Signore, non soltanto di un popolo, ma di tutti  popoli. In questa nuova prospettiva di fede troviamo tutta l’opera dei profeti, che vanno man mano specificando le “qualità” del Dio unico.

La conoscenza di Dio, prende uno sviluppo enorme, quando gli Ebrei sono sempre più convinti che l’unico Dio è “lassù nel cielo e quaggiù sulla terra”. Così si sviluppa l’accoglienza dell’opera di Dio nel mondo.

Ma l’apice della fede in Dio si attua in Gesù, non solo per la sua presenza di Dio in terra, ma anche per una inedita rivelazione di Dio, in quanto uni-trino. È il massimo di quanto si può raggiungere nella conoscenza di Dio e della sua opera.

Tutte le concezioni di Dio successive sono meno ricche: in esse manca la concezione divina di Gesù, l’accettazione di Dio in quanto Trinità, il Dio amore, ecc.

Insomma, nel concepire Dio secondo le “nuove religioni” che seguono la scia monoteistica (Muslim, Baha’i, ecc.) si nota un depauperamento dopo l’apice di Gesù.

GCM 19.06.12