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Comunione in Dio

Io scrivo questi articolini, per rivolgermi alle persone cui voglio davvero bene: a Gesù, al Padre, allo Spirito, e a quanti sono uniti a me con la fede e con l’affetto. Poi lascio alla loro libertà l’accogliermi o il trascurarmi. Anche questi spunti di riflessione costituiscono il mio farmi presso la porta e bussare. E desidero molto che il mio accogliermi sia unito all’accogliere Dio.

Essere accolti dal Padre, mentre apriamo la porta a lui che bussa, coincide con il nostro partecipare al “suo regno”. Regno che coinvolge noi, pellegrini nel tempo, e i sicuri nell’eterno. Tra noi e loro ci unisce la presenza del Padre e dello Spirito.

Il contatto con i nostri cari, entrati definitivamente nel “regno”, fuori dagli sbandamenti del viaggio, è così sicuro, che tranquillamente, nella preghiera parliamo con loro. Come del resto possiamo parlare con tutti coloro, che noi annoveriamo tra i morti. Santi riconosciuti dalla Chiesa, e santi (sono la stragrande maggioranza, quasi la totalità) non riconosciuti. I santi riconosciuti non sono più morti che non gli altri morti. Sono tutti morti egualmente e tutti egualmente vivono.

La mia devozione a un santo riconosciuto, può benissimo rivolgersi a un santo non riconosciuto. La protezione di un mio caro, già assunto totalmente in Dio, è certa. Infatti la persona, che si è interessata a me, quando assieme camminavamo su questa terra, quando entra definitivamente in Dio, non perde la sua vita affettiva, sebbene la cambia, perfezionandola, anzi divinizzandola, immergendola nel bagno dolce della vita divina.

GCM 02.07.12