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Sì = Spirito Santo

Quando Gesù, secondo quanto ci riferisce Giovanni, quando Gesù parla di peccato, lo specifica: “Non si sono fidati di me!”. “Non hanno creduto a me”. Il peccato è sì una azione perversa, ma si radica sul non fidarsi di Gesù. Il fidarsi di Gesù è molto semplice, consiste nel rimanere con lui. Abbandonare Gesù corrisponde al non fidarsi di lui, delle sue promesse e delle sue direttive. Direttive che ci indicano il vero itinerario nella vita per essere avviati nell'eterno. Di fatto Gesù è la via.

Restare con Gesù, anche quando il rimanere con lui, fedeli e fiduciosi, può esigere qualche sforzo. Il rimanere con lui è sicurezza, è luce pari alla luce, che è lo Spirito Santo.

Nel Vangelo di Giovanni troviamo una incongruenza stilistica: un futuro che è continuato da un presente: questo nella medesima frase. Vediamo.

“Quando egli [lo Spirito] verrà, egli testimonierà di me, e voi inoltre testimoniate, poiché siete con me fin dall'inizio” (Gv 15, 26-27).

Quindi gli apostoli, durante la loro permanenza con Gesù, operano già come, dopo la morte di Gesù, opererà lo Spirito che lui manderà.
Il semplice essere rimasti con Gesù, è paragonabile all'azione dello Spirito Santo. Si capisce allora la sofferenza di Gesù, quando fu abbandonato da Giuda, o anche abbandonato dagli apostoli (“questa notte mi lascerete solo”). Assenza di “testimonianza”, che si mostrerà patente nel rinnegamento di Pietro.
Ci dicono: “Tu vai ancora in chiesa?”, con un certo sorriso di compassione. “Ebbene, sì” è la risposta. Quel “sì” è pari all'opera dello Spirito Santo.

19.05.18

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Soltanto Gesù è il “culmine” di ogni profezia e di ogni profeta, antecedente a lui e susseguente a lui.

Chi abbandona Gesù, per seguire qualsiasi altro profeta, religioso o filosofico, decade dalla luce piena e invisibile, a un lumicino talvolta ben visibile, perché circoscritto. È questa la sfortuna, anche oggi, di coloro che non trovano più “gusto” nelle parole di Gesù, e cercano altri pascoli, occidentali oppure orientali.

Gesù ci aiuta, affinché noi si possa passare dalla paura del mistero che avvolge Dio e la creazione tutta, all’accostamento al mistero, alla sicurezza che ci viene dal mistero, e alla gioia per il mistero.

Sì, il mistero ci rende sicuri e tranquilli, quando appuriamo che quel mistero concerne Dio, e allora gli ci affidiamo.

La contemplazione cristiana, non è un abbandonarsi a qualche cosa di indefinito e impalpabile, ma nell’accetazione cosciente e amante del mistero di Dio, ossia di Dio, nostro Padre mistero.

La contemplazione nostra non è abbandonarci a qualche cosa di indefinito, come la fase prima del sonno, ma a qualcuno di infinito, che non può essere abbracciato da nessuna meditazione trascendentale, ma semplicemente abbracciato per quanto di lui è recepito nei nostri limiti: la contemplazione cristiana di Dio, richiede l’accettazione umile dei nostri limiti. L’abbandonarci a lui non ci dilata oltre i nostri limiti, però questi sono completamente riempiti, nella loro piccolezza, dalla presenza di Dio.

19.04.18