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Pregare nello spirito  1

Stamani Gesù, durante la Messa, mi è venuto incontro con la lettura di Isaia. Lettura che mi ha toccato il cuore.

Isaia rimprovera l’Assiria, non perché abbia punito Israele, ma perché si è invaghita della propria forza.

Isaia vede nell’Assiria, che dà una buona lezione a Israele, perché aveva abbandonato Jahveh, lo strumento della punizione di Dio. Invece gli Assiri si inorgogliscono del proprio potere. Quindi non strumenti della Provvidenza, ma padroni della propria forza.

Il mio pensiero è volato al P. Kolbe, che si dichiarava “strumento nelle mani dell’Immacolata”. Il termine “strumento” mi stonava, perché sapeva troppo di meccanica.
Ora invece mi accorgo della bellezza commovente di essere “strumenti” di Gesù, di Dio: “Ecco, io vi mando”.

Ho riguardato la mia preghiera. Quando “io” prego, lo Spirito prega in me, e la “mia” preghiera è “sua”. Io mi presto (e cordialmente!) a essere la preghiera di Dio in me. Strumento umile della preghiera divina. Questo mi ha fatto assaporare ciò che Paolo dice sulla preghiera dello Spirito in noi.

Io prego, in quel momento è lo Spirito che prega in me: sono strumento, commosso e cosciente, della preghiera permanente, eterna dello Spirito.

Io opero: in me è lo Spirito di Dio, che opera la mia salvezza e, perfino, in me la salvezza di questo povero e caro mondo.

Io mi diverto, e lo Spirito gioisce in me.

Infatti si fa tutto nel nome di Gesù, e anche il “Padre nostro” acquista più sapore.

18.07.18