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Spirito riconosciuto

Il Padre manda il suo Spirito. Gesù manda il suo Spirito. Nella nostra preghiera chiediamo al Padre e al Figlio di “mandarci” lo Spirito. Tra noi cattolici corre la preghiera che così si esprime: “Vieni, Spirito Santo”. Quindi non solo si chiede al Padre e al Figlio di “mandarci” lo Spirito, ma ci si rivolge direttamente allo Spirito., affinché “venga”.

Una circolarità si avverte chiaramente: il Padre e il Figlio hanno lo stesso “potere” di inviarci lo Spirito, e lo Spirito ha il potere di venire. Lo Spirito, che permea la chiesa e sovviene ai credenti, è partecipe dell’unico “potere” trinitario.

Come Gesù ci manda lo Spirito per essere scoperto maggiormente (“vi dirà tutto ciò che io vi ho annunciato”), così lo Spirito ha il compito di farci conoscere (ossia sperimentare) il Padre e il Figlio.

Questa perfetta circolarità, ci rende certi di “entrare” nella Trinità, da una delle tre porte. Le singole invocazioni non esclusivizzano la Persona invocata, ma in essa si realizza immediatamente il contatto con tutta la gloria trinitaria.

Visto sotto questo aspetto lo Spirito non è il “grande dimenticato” come non raramente ho sentito dire. Non è lontano, ma è sempre attivo, sebbene noi non lo esplicitiamo sempre, data la finitezza del nostro agire e del nostro pregare.

È vero che nelle ricerche teologiche del passato dominavano la cristologia e la patrologia, mentre lo Spirito appariva – una volta soltanto come “terzo” elemento – nella speculazione sulla Trinità. Purtroppo costatiamo che nell’iconografia Padre e Figlio sono presentati come figure personali, mentre lo Spirito è adombrato in una colomba. Ma la fede vince sull’iconografia.

10.02.14