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Amore e pianto

Piangere d’amore.

Si piange per un dolore, per una perdita, per aver peccato (quando ci si accorge davvero di che cosa è un peccato!). Si piange per un male, per una sofferenza incontrati nella vita, nostra o di altri.

Eppure noi abbiamo sperimentato altra gioia e altro pianto. Al ricordo di una persona che ci sta amando, all’incontro di un amico caro, al pensiero di un bene, molto desiderato e lì presente.

Sulla linea di quest’ultimo piangere, sta il pianto al pensiero che Dio ci ama. È il pianto d’amore riconoscente, quando lo Spirito di Dio ci fa accorgere di essere toccati da Dio. Certamente questo pianto presuppone la fede. Però non è un pianto peregrino o che tocca ad altri. È proprio il nostro pianto di dolcezza, quando la fede soavemente ci avverte: “Qui c’è Dio, il suo amarmi!”.

Quante volte mi sono sentito rattristare davanti a persone, che mi sono care, e che si tengono lontane dal credere! Esse non piangeranno mai per questa estrema dolcezza, per questo tripudio di soavità.

Questo pianto soave da dove nasce, come viene prodotto?

Non è possibile scoprirlo. Però ci torna di aiuto la fede nella Persona dello Spirito Santo. Anche quando noi preghiamo con il cuore attento e la nostra preghiera si fa bella, in noi si realizza una preghiera super, che noi non sempre avvertiamo attraverso i palpiti del nostro cuore, e che si effonde da noi con accenti alti, incomprensibili, eppure realissimi. Un piano più alto, o più profondo, del nostro pregare. È attivato in noi, persone e chiesa, da un certo tenue sobbollire della Persona dello Spirito Santo.

E talvolta questo arcano sobbollire discende nel nostro cuore con palpiti di gioia!

13,01.14