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Luce e annuncio

L’angelo del Signore si presentò ad essi, e una luce si alzò attorno. Così Luca ricorda quanto accadde alla nascita di Gesù, quando furono stimolati i pastori (gente infima tra il popolo) ad andare a vedere Gesù neonato.

Angelo, colui che annuncia, la cui presenza è circonfusa di luce. Probabilmente così avviene quando si annuncia Gesù presente. Chi annuncia, ispirato da Dio, produce luce e chiarore attorno a sé. Se il chiarore, di qualsiasi genere fisico o morale, non accompagna l’annunciato, c’è da dubitare sulla genuinità dell’annuncio. Da quale fonte esso è scaturito? Da uno stanco ripetersi di un dovere? Da vanità personale? Da dubbi sulla notizia che si propala? Dall’amore per chi incarica di annunciare e dall’amore per i “carissimi” ai quali si annuncia?

Sappiamo che l’annuncio cristiano, da qualunque bocca sia emesso, è sempre “Evangelo” (eu: bello, gioioso). Esso è destinato per intima struttura a causare “gioia”. Gioia di luce per la verità trasmessa? Luce che genera il pentimento sincero, destinato a produrre gioia e non tristezza.

E noi predicatori del Vangelo per professione, sappiamo alimentare la gioia, quando godiamo per ciò che diciamo, ossia per Gesù, espresso in parole? Non si può parlare di Gesù, se il parlare non è Vangelo, e se il Vangelo parlato non desta sollievo in chi davvero ascolta convinto. L’annuncio che accende la luce: vi trasmetto una grande gioia, perché siamo certi che esiste il salvatore. Gioia non solo a Natale, ma ogni giorno nel Gesù che rinasce “Eucarestia”.

22.02.18