HOME

Home > Chiesa VANGELO > Articoli 2017 > Intanto siamo noi la Parola

Intanto siamo noi la Parola

Attendiamo il giorno nel quale la traduzione del Vangelo dal greco sia affidata a un vero filologo. Probabilmente io quel giorno non lo vedrò, ma ugualmente lo auspico di vero cuore.

Anche il tentativo di Lutero non è riuscito a donarci il sapore, filologicamente accettabile, di gustare la parola di Dio, nella sua freschezza e nel suo “entusiasmo”. Vangelo è la comunicazione di una inattesa grande gioia. Già subito dopo la nascita di Gesù, un annunziatore disse ai pastori: “Vi comunico una grande gioia”.

Perché per comprendere il Vangelo non è possibile una “presa diretta”? Certamente i Vangeli furono scritti in “lingua corrente” ossia in “coiné”, lingua da tutti compresa, perfino dai rozzi romani, che rimanendo rozzi, hanno poi sentito il bisogno di tradurlo in latino, latino allora corrente, sulla bocca anche dei rozzi militari e dei pratici commercianti. Purché sia traduzione, per allora, scorrevole. La Parola divenne uomo. Parola umana dunque.

È molto bello offrire la nostra parola alla Parola di Dio, perché rimanga sempre nostra. Noi, chiesa, riecheggiando la Parola del Verbo, manteniamo il Verbo tra di noi. Il Verbo divenne carne, e diviene quotidianamente carne nella nostra povera voce. Soprattutto facciamolo diventare carne umana nel nostro amore. Tutto quanto avviene in un “membro” del Corpo di Cristo, avviene in Cristo. È mistero, ed è la nostra realtà, quella che viviamo anche senza conoscerla. Eppure avviene, e in noi lo Spirito la ravvisa, e ci comunica invisibile il suo valore, il suo sentire, il suo essere.

25.04.17