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Fede trasmessa 

 
      Gesù incarica non solo i dodici, ma anche i discepoli ad annunciare la propria vivacità divina. Dagli Atti degli Apostoli apprendiamo che i cristiani perseguitati si allontanavano dal centro e parlavano di Gesù alle periferie. Anche i diaconi, vedi Stefano e Filippo, che pure erano adibiti all’aiuto dei poveri, annunciavano Gesù.

I cristiani erano, per necessità, degli annunciatori. Annunciavano per “mestiere” o per necessità interiore, per azione dello Spirito Santo. Annunciare Gesù, è anche rassodare la propria fede. Lo sapevano Paolo, Apollo, Timoteo, Tito, Luca, ecc. ecc.

È necessità di fede l’annunciare. L’annuncio non è riservato a una casta, quella dei preti. Una fede annunciata, da chiunque, è una fede che cresce e che rassoda.

Io conosco discretamente la lingua latina. Forse grazie agli otto anni di studi classici, che pure affrontavo bene, durante il mio curriculum di studi? Non del tutto. Ho imparato discretamente il latino, quando mi hanno incaricato di insegnarlo. Proprio insegnando il latino, l’ho appreso.

E' questa la vera logica dell’apprendimento. Apprendiamo bene quelle azioni e quelle idee, che “facciamo”. Proprio per mantenere la fede, Gesù spinge gli Apostoli: “Andate e insegnate!”.

Quando si espone un argomento, questo si fa chiaro dentro di noi. Il parlarne è come accarezzarlo, toccarlo con le nostre mani, vestirlo. Oggi ci si lamenta di un calo della fede, un indebolirsi del senso cristiano. Ci si chiede: Gli annunciatori (genitori, maestri, catechisti, preti e frati) hanno davvero vissuto e provato la fede, o si sono accontentati di trasmettere riti e comportamenti?

18.10.16