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Fede e religione

È necessario essere vigili con l’aiuto dello Spirito Santo, per evitare di soffocare la fede in una religione, o anche soffocare la fede in nessuna religione. La religione è semplice aiuto, spesso non necessario, per manifestare o vivacizzare la fede.

Anche Gesù ha praticato la religione. Lo dimostra la sua presenza, di dodicenne, nel tempio; lo dimostrano le sue partecipazioni alle feste di Gerusalemme, e mille episodi recensiti dal Vangelo. Gesù era una persona religiosa, ma non soltanto religiosa. Egli dentro la religione iniettava la fede, perché questa è la vita che unisce a Dio.

Sembra che una vera religione (vera perché unisce al Dio-Verità) non possa essere disgiunta dalla fede, come la fede, se si esprime in pietà e carità, non può essere separata dalla religione, per non restare in una condizione volatile. Eppure è sempre opportuno saper non confondere la fede e il conseguente amore, con la religione. Il semplice pregare, avulso da una fede, almeno implicita, non è pregare quale dialogo vivo con Dio e con il suo Cristo.

Fede e religione si situano in un reciproco rapporto dinamico, talvolta conflittualizzato. Conoscere Dio è fede. Ma conoscere Dio è fare Dio. Fare Dio è concretezza. Concretezza maggiore di ogni positivismo umano, perché Dio è la realtà più concreta, dalla cui concretezza dipende l’esistenza del mondo e della terra, che calpestiamo.

Fare Dio è sempre fede. Fede talvolta avulsa dalla pratica religiosa, ma non distante dalla carità. “Ciò che avete fatto a un piccolo di questi (che credono in me) l’avete fatto a me”. La carità, basata sulla fede (perfino, talvolta, sul buon senso) è la coniugazione pratica e feconda tra fede e religione.

        07.01.16