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Parlare a Gesù


    Stamani, nel disporre la riflessione per il sito sanlorenzosperi, mi sono trovato davanti a un brano dal titolo: Omelia e carnevale.

    Scorrono gli ultimi tre giorni di carnevale, quindi ho pubblicato il brano vecchio di due anni. In quel brano, mi ha colpito una frase, che oggi mi appare quasi ispirata: l'omelia è un parlare a Gesù nel cuore dei fedeli.

    Da sempre, o quasi, sono convinto, basandomi sulle parole dello Spirito espresse da Paolo, che Gesù è in noi, perché noi siamo sue membra. Ma non avevo sempre presente questa realtà: il mio rapporto con gli “altri” è un rapporto con Gesù. Paolo l'aveva appreso nel dramma nei pressi di Damasco: “Paolo, perché perseguiti me?”. Chi crede in Gesù, è Gesù, non è più lui che vive, ma Cristo vive in lui, come nota lo stesso Paolo.

    Questa realtà ci esalta, e non raramente ci lascia in pace. Per nostra tranquillità, non ogni cosa del credente in Gesù, è Gesù. I suoi difetti morali o fisici non sono di Gesù. Il livello più profondo, quello della fede, è la zona propria di Gesù. Del resto in Gesù rimangono ben definiti l'Uomo e Dio, sebbene uniti nella stessa persona. Se tutto Gesù fosse stato Dio, non sarebbe morto.

    Orbene il mio parlare a Gesù, durante l'omelia, è parlare alla fede in Gesù, quella fede che, tuttavia, si espande su tutta la persona. Come la divinità di Gesù trapelava in tutta la sua persona, nel suo parlare, nel suo agire, nei suoi sentimenti.

    Quando si parla, durante l'omelia, si parla direttamente al Gesù della fede, presente nei credenti, e traspirante nei loro volti e nei loro cuori.

    15.02.14