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Omelia e carnevale

Gesù è presente dove sono due o tre raccolti dentro la sua persona. Dove, nella fede, ci raduniamo tra di noi, “esigiamo”  la presenza di Gesù; la esigiamo perché lui l’ha promessa.

Gesù, quindi, è presente durante la messa, in modo particolare nell’Eucarestia e nella sua parola. Eppure è altrettanto presente per il fatto che noi ci riuniamo.

Una delle conseguenze di questa presenza riguarda l’omelia. Chi tiene l’omelia, non comunica soltanto con i presenti che si vedono, ma parla anche a Gesù. Non si parla solo di Gesù, ma a Gesù, con Gesù. Questo riempie di gioia e di attenzione.

Sapere con certezza che a Gesù si parla, quando si parla a una comunità trasforma la parola in affetto, l’affetto in gioia, la gioia in salvezza collettiva.

L’omelia non si riduce a una pretesa di insegnamento da professore in cattedra (lo dicono seggio del presidente!), ma si espande in partecipato inno di gioia. La gioia di coglierci avvolti nello Spirito Santo per godere la presenza amante di Dio.

L’omelia non è un insegnamento, ma un inno comunitario di letizia per il bene che produce la parola di Dio nei cuori dei presenti. L’omelia è un parlare a Gesù, nel cuore dei presenti. E’ esprimere ai fratelli la soddisfazione di aver scoperto al presenza di Dio  e di esserne stati raggiunti e inondati . L’omelia è una festa nella festa domenicale, o nella festa quotidiana. Infatti la nostra festa è l’Eucarestia, e dove e quando si attua questa, è sempre festa.

Mi sovviene un pensiero di Giuseppe da Copertino. “ I secolari festeggiano il carnevale una volta l’anno. Noi grazie alla messa festeggiamo il carnevale ogni giorno!”.

20 luglio 2013