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Lo scorrere del Verbo

Come penso debba essere l’omelia, che sto offrendo durante l’incontro domenicale nell’Eucarestia? Quale il mio atteggiamento (se ci riesco, con l’aiuto di Dio)?

Prima di tutto mi sostiene e mi consola il fatto che noi, tutti presenti, viviamo la stessa fede. Godiamo di un unico vocabolario interiore, sebbene talvolta le parole possano risultare ostiche. Però l’incontro con Gesù, che ci parla, è sulla stessa lunghezza d’onda per tutti.

Allora non corre più la necessità di convincere i presenti, ma semplicemente di comunicare ciò che tutti sanno, e che è di tutti. Ciò che si dice c’è già nel cuore di chi ascolta, e si tratta semplicemente di udirne l’unisono, creato dallo Spirito di Dio.

Si può progredire ancora di più, quando non solo si sentono i presenti collegati e partecipi della stessa fede, ma anche nel semplice (e sublime!) costatare che tutti siamo figli dello stesso Padre. È un raduno magnifico, nel quale chi parla sa che la stessa struttura intima è condivisa.

Allora si sprigiona la gioia. Si sollecita in tutti lo stesso intendimento, perché in tutti agisce lo Spirito Santo. Non solo si gode della comunione nel credere, ma si percepisce la comunione nell’essere. La pace condivisa nel credere, si allarga nella pace condivisa nell’esistere.

Partendo dal presupposto della fede comune e della vita comune, il parlare di Dio e con Dio tra di noi, scorre come acqua di ruscello, non per la facilità di parola, ma per la facilità dello Spirito, che ci fa essere in quanto creature e in quanto cristiani. Da questa fonte nasce il rispetto dei presenti, rispetto per chi parla e rispetto per chi ascolta. In tutti nasce la percezione di essere permeati dallo Spirito di Dio.

10.12.14