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Il vestito del Vangelo

Il Vangelo non è immediatamente Gesù, ma è un veicolo, come l’Eucarestia nel pane e nel vino, della presenza della persona di Gesù. Oltrepassando il Vangelo, come oltrepassando la materialità del pane, ci incontriamo meravigliosamente con Gesù.

La Chiesa stessa, perciò noi in quanto Chiesa, siamo porta a Gesù, che si incontra solamente con la fede.

Il Vangelo è come un vestito, che ricopre la persona di Gesù, in trasparenza. È un vestito adatto al Gesù presente. Non lo nasconde come un pesante burka, non lo mostra immediatamente, come un topless. È il vestito adatto a quella trasparenza del divino, che, in qualche modo, si colloca tra l’immanenza e la trascendenza.

Il Vangelo, quindi non ha il peso delle realtà immanenti e tattili, né la volatilità di ciò che è privo di sostanza. È sostanza sì, ma non soltanto materiale. Ed è pieno dello Spirito, ma non intangibile ed evanescente.

L’amore al Vangelo non è indirizzato al Vangelo come a un talismano mirabolante. Ma al Vangelo, come dono di Dio e presenza di Gesù.

Esso è un dono, affinché possiamo ardere di riconoscenza verso il donatore. E tuttavia non è quella cosa inutile per molti, che si proclamano credenti e che in casa non hanno neppure l’ombra del Vangelo.

Esso è un vestito sì, ma un vestito necessario, senza il quale – come senza il pane e il vino dell’Eucarestia – non ci riesce di raggiungere Gesù adeguatamente e correttamente.

Amare quel libriccino, che si chiama Vangelo, è il distintivo del nostro amore per Gesù.

29.05.14