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Parlare agli amati

Sant’Agostino, quando parlava con i suoi cristiani, si rivolgeva a “charitas vestra” : al vostro amore.

L’amore di chi si disponeva con simpatia ad ascoltare. Le persone che lui stesso amava. Ma, soprattutto, le persone amate da Dio.

Se mi accorgo di parlare, durante le omelie o le lectiones divinae, a persone amate da Dio, e non a pecore distratte e sbandate, il mio dire si veste di amorevolezza. Spesso ho imitato Savonarola, e spesso mi sono dimenticato di parlare a veri figli di Dio.

Mi chiedo: sapevo di parlare a Gesù presente in ognuno di noi? I credenti sono il corpo di Cristo. Parlare ai credenti è parlare al Gesù che è in loro e che essi sono.

Charitas vestra! E allora  si desta in me la certezza, che in loro agisce lo Spirito, che talvolta si serve delle mie parole per agire nei figli di Dio.

Il raduno della messa è un particolare incontro di figli di Dio. E’ la famiglia che celebra il proprio incontro nella certezza di essere i salvati dalla bontà di Dio, che vengono a ringraziare, a rafforzarsi, a riconoscersi nell’unica fede, nell’unica parola, anche quando questa è echeggiata nel balbettamento di un’omelia.

Balbettamento: sì, perché sono le mie parole di fronte all’infinita scienza delle parole di Gesù, e alla stupenda luce dello Spirito Santo Per quanto io mi prepari, studi, mediti, sono sempre una semplice voce, che grida nel deserto. La grandezza infinita di Dio, che anche Gesù ha nascosto nelle parabole, come può essere svelata da me, povero manovale della parola di Dio? Eppure Gesù vuole che io parli. Poi lo Spirito feconda il terreno di Dio.

20.07.14