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Gocce di Parola

Ogni mattina, il Vangelo. Il Padre non si stanca di parlarci: invita e stimola, con il desiderio dell’amore. Qualche persona crede di essere in diritto di lasciar perdere, di trascurare la voce di Dio.

È come quel giovane, che all’uscir di casa al mattino, sentiva ogni santo giorno d’inverno quel “copriti bene!”, rivoltogli dalla madre. Giorno dopo giorno, lungo l’inverno. Quel giovane si infastidì all’udire ripetuto sempre il ritornello materno “copriti bene!”. Se ne lamentò: ”Tu, mamma, mi tedi!”. La madre, per non irritare il figlio, un giorno tacque. Il figlio non avvertito, uscì non coperto bene. Al rientro, preciso il raffreddore immancabile. La reazione: ”Ecco il raffreddore; la colpa è tua, mamma, ché non m’avevi avvertito!”.

Ebbene non pochi riescono tediati dal ripetere la parola solerte, continua, di Dio. Ed ecco il raffreddore. Moltissime persone preferiscono il raffreddore (raffreddamento della fede) alla “noia” del Vangelo.

Non ci si accorge che nel Vangelo vibra l’attenzione e l’amore di Dio per noi. Meglio esser “ingolfati” di Vangelo, che preferire l’abbandono da Dio.

È vero: noi sacerdoti, siamo fortunati, perché facciamo messa ogni giorno, e ogni giorno passa nel nostro cuore una pericope del vangelo. Quando invitiamo alla messa quotidiana chi è libero, è solo per “far colazione” della parola di Dio, che poi si concretizza anche nel corpo e nel sangue di Gesù.

Molti preferiscono tardare la sera e levarsi tardi il mattino. Il lavoro? Può darsi. E i pensionati che oziano davanti alla scatola non sempre casta del televisore? E poi, il mattino, si sentono flaccidi fino a mezzogiorno. Vengono poi alla messa del pomeriggio? Non è un rimprovero per i miei coetanei; è soltanto considerare con loro, se si può riorganizzare la giornata, infilandovi dentro un po’ di Parola di Dio e di Eucarestia.

16.01.14