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Vangelo e leggi

Paolo per indicare il superamento della Legge, si riallaccia ad Abramo. Gesù fa un passo oltre, richiamando, contro la legge di Mosè, la realtà dell’inizio.

I due non parlano delle leggi, ma delle radici del reale. Sono tutti e due recalcitranti alle leggi, come Paolo era - un tempo - recalcitrante a Gesù.

Il richiamo ad Abramo di Paolo, è molto significativo, perché anche la fede in Gesù si riallaccia alla fede di Abramo alla parola di Dio. Mosè è meno importante. Forse perciò i Muslim si riallacciano ad Abramo, nodo importante del cammino di Dio nella storia, al quale si richiamano Ebrei, Musulmani e Cristiani.

I Musulmani partono da una concezione di Gesù, filtrata attraverso le eresie, che Maometto conobbe.

In Abramo tutti si ritrovano, non per iniziare un codice di leggi, ma per affermare la fede, che supera ogni legge. Fedeli ad Abramo sono solo gli scritti del
Nuovo Testamento, che non propugnano nessuna legge (il Diritto Canonico, grifagno in alcune sue parti, è legge umana, che vorrebbe appropriarsi perfino del Vangelo!); invece Mosè da un lato (e i suoi commentatori), e il Corano dall’altro (e i suoi commentatori) si avvalgono di leggi.

Gesù è libero e vuol liberare. Perciò Paolo rifiuta la legge. E per essere liberi, pure noi non possiamo essere schiavi di nessuna legge: siamo superiori alle leggi per utilizzarle a favore della fede e dell’autentica crescita umana. Le leggi vincolano interiormente il cristiano, solo se sono in armonia col Vangelo.

GCM 12.10.12