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Lectio divina

Ricordarci lo scopo della lectio divina è sempre utile, per esser ben disposti a praticarla.

La lectio non si aggira attorno ai brani della Parola di Dio, ma entra in essi, affinché essi entrino in noi e ci penetrino, come “spada a due tagli”, come anche il santo testo dice. Il testo non è “sacro” - come non pochi libri dicono -, ma è decisamente “santo”. Perfino la vecchia dicitura sottolineava: “Lectio Sancti Evangelii secundum...”. E’  santo, poiché viene da Dio, e non dagli uomini, che producono il “sacro”.

La lectio è quindi dialogo con il Padre, con Gesù o con lo Spirito Santo. In quanto dialogo è preghiera.

Perciò il fare la lectio divina è un pregare la lectio divina. Le nostre osservazioni, le nostre ricerche, le nostre meraviglie nello scoprire la bellezza e la forza della Parola di Dio, sono espressioni di preghiera ammirante e riconoscente.

Le osservazioni filologiche non servono soltanto a chiarire il testo, ma a scoprire in esso l’amore di Dio. Non pura filologia, sempre utile (se non addirittura necessaria) cattedra per spulciare un testo, ma curiosità amorosa per incontrarci meglio con il Padre, con il Figlio e con lo Spirito Santo.

Qualche persona purtroppo scambia la lectio divina per un insegnamento o per una conferenza, e quindi è presente passivamente ad ascoltare. La lectio non è neppure una predica.

Solo la partecipazione attiva di tutti con la parola, con l’entusiasmo, con la sete di Dio, permette di compiere davvero preghiera e racconto.

La lectio non è soltanto l’incontro con la Parola di Dio, è l’incontro con Dio aiutato dalla sua Parola.

GCM 12.07.12