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La fede giusta

Ogni giorno udiamo pronunciare una frase pretenziosa e quindi ignorante: “se non vedo, non credo”. E’ la stessa pretensione di Tommaso apostolo, prima (e non dopo! ) della sua conversione.

Credere in ciò che si vede non è fede, ma semplice constatazione. La fede si spende sulla parola. La maggior parte dell’insegnamento scolastico si basa sulla fede degli alunni. Chi può constatare l’esistenza di Giulio Cesare? A lui si arriva attraverso la fede nelle parole (scritte o pronunciate).

Gli stessi esperimenti  di laboratorio partono da constatazioni del fenomeno e si apprendono nel loro significato attraverso la fede nelle teorizzazioni.

Ogni istante della nostra vita del nostro pensare; del nostro essere tuffati in un ambiente sociale, è retto dalla fede.

Sulla nostra disposizione naturale alla fede, anzi sul nostro bisogno e sul nostro quotidiano sperimentare la fede, si basa Dio per farci “credere” alla sua parola.

Spesso tra la sua parola e le nostre passate esperienze di fede, rende difficile l’affidarci,  poichè le nostre insicurezze, che  alimentano la nostra presunzione, prevalgono sul cuore che necessita sempre di credere.

Arrivano i falsi profeti, i politici piazzaioli, le comari pettegole, e a loro si crede, ma non a causa del loro valore oggettivo, ma a causa del nostro bisogno di fede, che facilmente è sprecato, quando, trascurando Dio che parla, la fede si concede alla menzogna, poiché la nostra fede è attiva continuamente in noi, e deve applicarsi a qualche oggetto.

I giusti vivono di fede: ci avverte la Scrittura ( parola!). Non solo i giusti, ma tutti quotidianamente vivono di fede. I giusti però hanno il vantaggio che, essendo appunto giusti, indirizzano la fede con precisione.

13 Luglio 2013