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Discepoli uniti

Leggendo San Luca, troviamo che Gesù  ha fatto un'interessante aggiunta ai dodici apostoli (Lc,10). Settantadue scolari furono scelti per precorrere la venuta di Gesù.

Scolari (discepoli), eppure già incaricati. L'incarico di annunciare. La lezione è appresa meglio se la riportiamo ad altri. Addirittura proprio spiegandola ad altri diventa più chiara a chi la sta imparando.

Tra i cristiani la parola di Dio sta stingendosi e scomparendo. Essi non si preoccupano di ripeterla. Hanno paura di riportarla perfino in famiglia. Temono di essere tacitati. Perfino nelle comunità religiose, come ho constatato, quando le cose di Dio non sono dette in chiesa, sono rifiutate in altri luoghi, come, ad esempio, nel refettorio.

Ogni dono intellettuale e affettivo, che si chiude nell'egoismo, marcisce. L'esempio classico è il matrimonio, dove l'egoismo non dona all'altro/a, e il matrimonio marcisce, perde senso, e si estingue ( o in silenzio o con dichiarazione di un giudice).

Perchè non viene voglia di dire ad altri la bellezza (e la forza salvifica) di quanto Dio ci comunica?

Molti attribuiscono la propria ritrosia a trasmettere la bellezza di Dio, perchè "non si sentono preparati". Proprio come gli studenti davanti al giudizio arcigno di un esaminatore.  Ma chi è mai preparato? Il prete? Il teologo? Il vescovo? In realtà non sono preparati, perchè non amano la parola del Padre, con tutto il cuore, con tutta la mente e con ogni energia.

Manca l'amore. E l'assenza di amore rende sterili anche le realtà più elevate.

Manca l'amore, perchè non hanno imparato da chi quella Parola, doveva trasmettere con amore e per amore.

Discepoli non innamorati del loro maestro e del  mediatore del Maestro.    

CM 26.01.12