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Centurione esempio

Gesù si meraviglia perché in un pagano, il centurione romano, trova la vera esperienza di fede.

L’episodio, con diverse tinte, è riportato sia da Matteo che da Giovanni. Però l’anima del racconto - ossia le parole del centurione - è riprodotta in tutte e due le versioni.

La frase principe è: ”Di’ (=comanda) soltanto con parola”. Il centurione ha fede nella parola. Riconosce il vigore estremo della parola di Gesù.

Gli Ebrei cercano i fatti, e i Greci pretendono i ragionamenti: così rileva S. Paolo. Chi crede non pretende anticipi rassicuranti né dentro i fatti né dopo i ragionamenti. Il terzo tipo di fede è intuito proprio dal Romano: attenersi alla parola. Questo è uno degli aspetti della “praticità” romana, e della qualità della fede: il fidarsi della parola. Fatti attesi e ragionamento richiesto, davanti a Gesù sono soltanto conseguenza di una mentalità basata sul sospetto.

La fede si radica non sul sospetto che pretende dimostrazioni per credere, ma sulla parola. Perciò i semplici, i puri di cuore che non procedono per arzigogoli di nessun tipo, entrano immediatamente nel contatto con Dio e con la sua azione.

Chi si fida, entra nella fede. E il fiore più puro della fiducia è accogliere con immediatezza la parola. “Comanda soltanto a parole” riporta Matteo.

Troppe persone perdono la dolcezza della fede. perché vogliono fatti (“ho pregato e non è successo niente!”) o ragionamenti (“crederò soltanto dopo il mio percorso: sono alla ricerca”). I fatti vengono quando vogliono, i ragionamenti sono soggetti alla sorte delineata nel Magnificat: “Dio ha disperso i superbi attraverso proprio i pensieri del loro cuore”.

GCM 10.11.12