L’ultimo spazio

Quando si entra nel rush finale della vita, l’attività più redditizia e più continua che si possa svolgere è la preghiera.
La preghiera è sotto la luce di quanto indica il Vangelo: “Il vostro Padre dal cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono” (Lc 11, 13). Il testo latino preferisce Spirito Buono a Spirito Santo. In qualche modo Dio si è impegnato a esaudire la nostra richiesta. L’esempio chiaro, e forse massimo, di questo Dio che si china alla preghiera dei figli, è nell’Eucarestia. Infatti, invocato dalla sua comunità, Dio, in Gesù, “entra” nel pane e nel vino. Pregato, non si fa attendere, ed ecco Gesù con noi; siccome Gesù è sempre con il Padre e con lo Spirito Santo, ecco la Trinità (semplicemente: Dio!) con noi.

La preghiera, per allargare il cuore e per sostenerci, deve chiedere lo Spirito Santo, con i suoi doni, con i suoi frutti. Ossia si chiede solo ciò che a nostro Padre piace, gli ci affidiamo noi stessi e così siamo sicuri che “ci pensa lui” a tempo opportuno e in modo congruo. E il nostro cuore entra in una grande pace.

Quest’ultima fase della vita è fase di serenità e di distensione, che non si consegna al bar, ma è ovunque anche quando siamo a letto o al bagno.

Quando molte attività consuete lentamente si abbandonano, si allarga lo spazio della preghiera, della riconoscenza, del perdono ai nostri offensori, all’attesa più pronunciata del momento dell’abbraccio finale con nostro Padre.

19.01.18