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L’Eucarestia poco compresa

Vedo un crescente triste movimento, che impone la chiusura delle chiese e l’accentrare di un’unica sede per celebrare (fare, vivere?) l’Eucarestia. L’organizzazione prevale sulla pietà e sul vissuto cristiano.

Eppure nella chiesa delle origini, perfino nei tempi in cui, in Palestina, era attivo il tempio di Gerusalemme frequentato anche dai credenti in Gesù, le famiglie (piccoli gruppi disseminati nel territorio) accoglievano persone per attuare l’Eucarestia. Un solo luogo per l’ufficialità, molti luoghi sparsi nel territorio per vivere Gesù Risorto e Salvatore.

Con il tempo queste case sono diventate “titoli”, che poi si trasformarono in chiese o basiliche. Gli ordini religiosi erigevano le loro chiese (numerose) per vivere nelle “comunità” (famiglie) l’Eucarestia. Attorno a queste chiese religiose si raccoglievano le persone, che sentivano un’attrazione per la spiritualità dei religiosi.

Così ritornava, con modalità e con proporzioni nuove, l’Eucarestia domestica. Perché la presente lotta contro le realtà delle “famiglie” religiose, per far prevalere una organizzazione accentratrice? Dominio? Poco senso della storia? Scarsità di percezione per le scelte spirituali delle “pecore”?

Il papa ricorda l’odore delle pecore, sembra però che alcuni impongano i profumi delle cattedrali. Corre il pericolo che si estingua la pietà, per esaltare la massa. La grande assemblea anonima, contro la liturgia domestica. L’accentramento (unità pastorale?) contro la condivisione dell’Eucarestia.

25.03.18