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Gioia del ringraziare

Noi, credenti in Gesù, siamo abituati a fare Eucarestia, ossia a vivere la nostra vita e il nostro “culto” come ringraziamento. Eucarestia appunto significa rendere grazie, ringraziare. Rendere ossia ridare ciò che si è ricevuto. Il Padre ci dona la sua grazia, che si concentra nel dono di Gesù, e noi, consci di aver ricevuto questo dono indicibile, restituiamo la grazia. Una restituzione non solo a parole con il sentimento, ma una restituzione di pari valore. Gesù donato, lo ridoniamo al Padre, tramite l’Eucarestia e il nostro coinvolgimento con Gesù Eucarestia, mediante la ricezione del pane e del vino santificati dallo Spirito.

Abituati fin da piccoli ad andare a messa, per ricevere la comunione, è stato cancellato in noi il senso dell’Eucarestia come efficace ringraziamento.


Andare a messa per ringraziare, essere la messa, per presenza effettiva, per esprimere il ringraziamento.

Ringraziare perché? Come mai andare a messa per ringraziare soprattutto, se ancora il vocabolo eucarestia mantiene un senso?

Essere partecipi alla Messa, purificandoci perché il nostro ringraziamento riesca più gradito (confiteor). Poi riflettere e accogliere la Parola di Dio, per scoprire il valore del dono, per il quale siamo ringraziamento. Quindi offrirci, tramite l’offerta di pane e di vino, perché il Padre ripresenti il Figlio, reale, a noi, per essere coinvolti con il Figlio nell’essere ringraziamento valido, di validità infinita, divina. Alla fine lasciarci “invadere” da Gesù, mentre lo assimiliamo, e così concretare il nostro ringraziamento, non più solo nostro, ma riempito dallo Spirito del Padre, penetrato in noi dal Figlio.

L’andare a Messa non è un obbligo, né consuetudine, ma gioia che riconosce il dono di Dio.

08.03.18