Pane dal cielo

 
      Per compiere le opere di Dio, ossia per mantenere la comunicazione aperta con il Dio che salva, che attiva per le proprie creature la sua stessa vita, è necessario credere in colui che egli ha inviato (Cfr Gv 6, 29). Gesù è la porta sicura per entrare nella vita.

Un segno che conferma questa entrata è il cibo. Gli Ebrei credettero in Mosè, perché egli intercedette per sfamare gli Ebrei esausti dal viaggio. Gesù afferma che esiste un altro cibo per sfamarci e condurci sani e salvi alla vita.

Qui il discorso di Gesù svela il mistero, e di fronte al dono della manna, dovuto a Dio e non a Mosè, egli propone un altro dono di Dio. Dono di sostegno per gli affaticati dalla vita. Dono che viene dal cielo, un vero cibo. Ed ecco la rivelazione: “Il pane di Dio infatti è colui che scende dal cielo e infonde la vita al mondo” (Gv 6, 33).

Scende dal cielo: ossia viene da Dio. Dio che, nella bontà comunica, anzi partecipa se stesso. Se Dio opera per misericordia, la sua misericordia più di questo non poteva fare, perché questa è l’operazione continua di Dio: come in cielo, altrettanto in terra.

La operazione di Dio in terra si concentra nella persona di Gesù. Gesù concentra la sua persona nell’Eucarestia.

Dio è misericordioso verso i suoi figli, li aiuta a camminare, li rafforza con un cibo sopranutriente (come diciamo nella recita del Padre nostro). Più nutriente dell’uomo Gesù, invaso e trasformato da divinità, non esiste.

Gli uomini chiedono a Gesù un cibo, Gesù si presenta: sono vostro, mangiatemi. Deve essere cibo per gli uomini, come Dio è il nutrimento onnipotente del cosmo, perché “sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha inviato.

Il tutto è un ripiegamento di Dio verso gli uomini per elevarli.

 13.09.15