Trasfigurazione e preghiera

La nostra trasfigurazione è quotidiana. Il Tabor di Gesù è un evento e un esempio: come lui, così anche noi.

L’evangelista Luca ci offre l’input, quando nota che Gesù e i suoi tre amici salirono sul monte per pregare. Quindi la trasfigurazione di Gesù accade nella preghiera, non solo durante la preghiera.

Or bene, nella preghiera si attua la nostra trasfigurazione. Evidentemente nella preghiera davvero preghiera, cioè quando sappiamo che stiamo parlando con nostro Padre. E lo diciamo, esplicitamente o no, “Padre!”. In quella situazione avvertiamo di essere figli. Figli di Dio!

Nella vita normale, che scorre nelle ore, noi ci percepiamo creature, maschi e femmine. Mangiamo e dormiamo, perché avvertiamo fame e sonno. Ci diamo da fare tutto il giorno, mantenendoci necessariamente nelle misure umane.

Però, quando ci immettiamo nella preghiera, riemerge dal nostro profondo, alla nostra percezione e alla nostra coscienza la nostra essenza di figli di Dio.
Come Gesù, che dal suo intimo porta alla superficie, anche corporea, lo splendore del suo essere figlio (“Questo è il mio Figlio”), quella luce che gli apostoli vedono e ne sono entusiasti, e quella luce che il Padre vede e la conferma.

La nostra preghiera svela la nostra natura profonda di essere, con Gesù, figli di Dio. Quella parte recondita di noi, che quando affiora ci rende splendidi.
Quella parte di noi che penetra la parola (“Padre nostro”), il cuore che si apre alla riconoscenza, l’intelletto che scopre tutte le dimensioni della nostra esistenza.

Trasfigurati, nella preghiera (a cominciare da quella precoce, mattiniera), la nostra giornata ne viene illuminata.

16.03.14