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Preghiere sprecate


    L'entusiasmo perduto, la preghiera sprecata.

    Sappiamo e lo ripetiamo che i salmi sono poesia. Lo ha ricordato anche il papa Paolo VI quando presentò il nuovo breviario, che tra non molto, sarà il penultimo, dopo il terzultimo di Pio XII. Io, da giovane, ho pregato anche con il quartultimo.

    Il Breviario è un bel formulario, ricco di desideri, di lodi e di preghiere. Mi soffermo direttamente sui salmi, perché ciò che mi viene da esprimere, può essere notato in modo diretto nei salmi.

    Tutti riconoscono che i salmi sono espressioni poetiche. E tutti sanno, e alcuni di noi lo hanno pure insegnato, che la poesia a differenza della prosa (e in parte della prosa cosiddetta poetica), è un'espressione lirica, che è gravida di sentimento e, per essere sentita, richiede capacità di veri sentimenti in chi la legge o la ode.

    I salmi, per essere vissuti, richiedono “entusiasmo”. Orbene noto nella “recita” dei salmi, una pesantezza di espressione, un tono dimesso, una fretta per terminarli. Essi sono in vista del sentimento, ma non scopro sentimento, gioia o tristezza, in coloro che li stanno “recitando”.

    La prosa è dichiarazione o comunicazione, è frutto piuttosto della mente, mentre la poesia è esplosione del cuore. La recita dei salmi, alla quale io assisto è un depotenziamento   del salmo in prosa, più o meno convinta.

    Troviamo una delle molte frasi, per esempio: “Dio è grande”. Chi la recita quale prosa sembra dire: “Lo so, riguarda Dio”. Chi ne sente il calore poetico sembra dire: “Oh, che bello: tu, Padre mio, sei grande!” e le parole entrano dolcemente e calde nel cuore ed esaltano anche la voce e il sorriso!

    17.02.14