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Preghiera sorridente


    Iniziare a pregare, sorridendo, non preoccupati per dire tutto o per riflettere seriamente e temere di sbagliare di fronte alla severa Maestà di Dio!

    Ci dicono di prepararci a pregare, entrando in un'atmosfera di raccoglimento e di severità. Questo è un metodo che serve a molte persone.

    Però si potrebbe inoltrarci nella preghiera, semplicemente sorridendo. È come se dicessimo a nostro “Padre”: “Come sono contento di “ritrovarmi” con te, e di sentire ancora una volta il calore del tuo affetto”.

    Io non so, ma lo saprò dopo morte, se Dio preferisce essere Sua Maestà il Signore, o piuttosto essere il Padre di Gesù e il Padre nostro. Ascoltando Gesù, mi sembra che Gesù preferisca dire, e che a Dio va meglio udire: “Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”. La Sua Maestà non viene cancellata, ma viene esaltata nella dolcezza cordiale della Paternità.

    Mi pare che una preghiera sorridente penetri più facilmente nel cuore, che una preghiera penitente. La preghiera rassomiglia a un rientro in famiglia. Perfino quando rientrati straccioni e pentiti, troviamo un Padre che festeggia! Festeggiamento, che a qualche severo cultore delle osservanze liturgiche, può provocare la critica del fratello maggiore (il più ligio ai doveri!) della parabola del cosiddetto “Figliol prodigo”.

    Iniziare nel sorriso è più consono a un Padre che festeggia, e non permette al figlio che rientra di sciorinare tutto il suo “atto di dolore”.

    Se iniziamo la preghiera con il sorriso, continuiamo la preghiera con il sorriso, e usciamo dalla preghiera con il sorriso, quello che ci abilita perfino a perdonare.

    17.02.14