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Preghiera sempre


    Molto spesso la nostra preghiera si restringe al nostro desiderio di poter pregare, con la mente e con il cuore concentrati in nostro Padre.
    La nostra difficoltà nel pregare si conclude con il confidare nella bontà del Padre, che ci comprende. E questa è preghiera. E poi finisce la preghiera e rimane l’amaro in bocca. Anche quest’amaro è preghiera.

    Ogni sentimento, come ogni parola, che riguardano il nostro rapporto con il nostro Padre, si annoverano semplicemente nelle nostre preghiere.

    Pregare non è difficile. La nostra vita è sempre a contatto con Dio. Anche i nostri gesti possono trasformarsi in preghiera. “Alzati gli occhi al cielo” si dice di Gesù, quando significava il suo contatto con il Padre.

    La preghiera cristiana è più facile di quella pagana. Il pagano (ogni non cristiano, alla fine) deve scomodare il suo dio perché ascolti. Il cristiano è “scomodato” da Dio, il vicino che parla: “Ascolta, Israele!”.

    Dio è il principio di tutto, anche il principio della nostra preghiera. Egli conosce, perché le ha presso di sé, le nostre preghiere, prima che vengano in mente a noi. “Il Padre conosce le vostre esigenze, prima ancora che le esprimiate”: così ci avverte Gesù, e subito dopo ci suggerisce la nostra preghiera: “Padre nostro!”.

    E la sua (nostra) preghiera è, prima di tutto, un riconoscerlo: sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, si avveri il tuo regno, e si realizzi la tua volontà come in cielo, così in terra.

    La nostra preghiera non è un lanciare un laccio per captare Dio, ma un accorgerci di essere già avvolti da lui.

    12.02.14