I salmi universali

Un modo fruttuoso e rasserenante di recitare i salmi, è quello di recitarli uniti a coloro, che si trovano, nel mondo, in una situazione analoga a quella nella quale il salmo fu composto.

In questi giorni i salmi scritti per gente sofferente dall’esser cacciata dalla propria terra, per non subire al martirio del sangue o della perversione (rinuncia forzata alla propria fede: anche questo è un martirio, molto sofferto a causa della debolezza del perseguitato!), sono appropriati per i martiri, cristiani o non, dell’Iraq.

Dire con le nostre parole la sofferenza dei perseguitati, ci rende partecipi del loro dolore e dei loro meriti. Essi, nel fuggire, non possono partecipare all’Eucarestia, e noi allora viviamo la nostra Eucarestia con loro.

Così uniamo il nostro pregare con loro. È una posizione analoga a quella dai credenti vissuta durante le cosiddette “esequie”: il passare dalla preghiera per il povero defunto, alla preghiera con il risuscitato, con colui che ci ha preceduto nel Cristo.

L’Eucarestia con loro e, ovviamente, Eucarestia per loro. L’Eucarestia infatti agisce particolarmente sui partecipanti.

Anche le circostanze tragiche dei nostri fratelli cristiani in Iraq, è stimolo a vivere l’universalità della Chiesa, quell’universalità che si estende anche a seguaci della religione perseguitata assieme con i fedeli cristiani.

Come l’Eucarestia ci unisce tutti, così la Croce unisce tutti i sofferenti e i perseguitati.

Così i nostri salmi si estendono al mondo, come velo di solidarietà e di salvezza

21.08.14