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Entusiasmo e preghiera

Padre nostro, che sei nei cieli.

Troppo tardi mi sono accorto che le preghiere di Gesù sono esplosioni di entusiasmo. Non è solo la preghiera di lode, dopo che Gesù aveva costatato che i piccoli, non i sapienti, avevano accolto la sua parola, che è sempre parola di Dio, ma ogni altra preghiera è pregna di entusiasmo. Forse per non essermi accorto di tutta la corrente di entusiasmo, che percorre il pregare, spesso ho vissuto il pregare come un dovere pesante.

La prima parte della preghiera del Padre è entusiastica. Che il Padre nostro sia preghiera non sorge alcun dubbio. Gesù così si esprime: “Quando pregate, dite Padre nostro…”. Certamente noi, nel nostro egoismo insaziabile, sentiamo il pregare come un richiedere. Non che il pregare non sia domandare, però non è solamente domandare. Ne è un esempio proprio il Padre nostro.

La prima parte non è solo un riconoscere che Dio è nei cieli, che lui è santo, che il suo regno viene, espandendosi dal cielo alla terra. Essa è felicità di noi figli per la grandezza di nostro Padre.

Egli è “nei cieli” ossia ovunque, non solo in alto, ma anche sotto, come l’astronomia ci insegna. Essendo ovunque, è presente a me, là dovunque io mi trovo a pregare: è vicino a me, proprio perché è “nei cieli”. Proprio questa presenza, mi riempie di sorriso e di dolcezza. E questa gioia, mi spinge a lodare la sua grandezza (il nome santo), a gioire per la sua presenza (il Regno presente) e per esaltarmi nel sapere di essere tutto suo (come nei cieli, ossia nell’intimità della Trinità, così qui in terra, nella sua chiesa, nel mio e nostro cuore, nel mondo!). C’è da gioire e da esaltarmi.

Poi, nel pieno dell’entusiasmo confidente, esce la mia richiesta di creatura.

14.01.15