Adorare Gesù

Da qualche settimana ad oggi, nel tempio di S. Lorenzo, si è stabilito l’uso di fare due ore di adorazione continue con l’ostensorio esposto. Iniziativa che si rivela non molto seguita, eppure positiva nelle intenzioni. Essa appoggia un sistema devozionale caro a chi non trova soddisfacente e sufficiente la vita liturgica, incentrata sulla Messa, e prolungata, sotto l’aspetto rituale, nella preghiera ritmata delle Ore.

Tale pratica si addice a ogni persona?  Inoltre, l’adorazione a Gesù richiede necessariamente l’esposizione dell’ostensorio?

Questa pratica è utile e benefica per alcune persone.

Però la Scrittura non confina l’adorazione a Gesù, né in una o due ore, né in una chiesa o in una cappella, pur restando queste pratiche ottime per alcune persone, e ben armonizzate con il tempo nel quale sono state iniziate. La Scrittura ci dice: “Adorate Cristo nei vostri cuori”. Può darsi che dica di adorare Gesù attraverso la forza del cuore e della mente. Però dice anche che Gesù è nei nostri cuori. Ricordo le ricerche dei teologi - quando ero giovane studente di teologia - incentrate sulla “inabitazione di Cristo in noi” come conseguenza dell’inabitazione trinitaria.

Gesù è sempre nel nostro cuore, e per adorarlo non è necessario recarsi in nessun luogo. La mia vita è un’adorazione continua, come è continua la mia offerta a Gesù. S. Paolo mi dice che il mio corpo è sacrificio offerto a Dio. Quindi posso benissimo vivere nella mia stanza, o per strada, o in chiesa, l’adorazione a Gesù. Ciò non è contrario né esclude l’adorazione eucaristica. Questa è un episodio della mia continua adorazione a Gesù.

GCM 04.07.14

Ave o allegria?

Chi ascolta Gesù, sa con chiarezza come deve essere la propria preghiera. Lo schema essenziale è quello del Padre Nostro. Parlo di schema, non di formula, perché la stessa formula cambia già nei Vangeli di Luca e di Matteo.

Lo schema è chiaro: la prima parte è riconoscere Dio con la sua grandezza, la seconda l’uomo con le sue necessità. E’ il “conoscere te e conoscere me” di S. Agostino. Il pregare del Cristiano è dialogico, a differenza del pregare, per esempio, del buddhista, che è interiorizzato su chi sta pregando.

Preghiera come dialogo di lode (“sia fatta la tua volontà, si realizzi il tuo regno”) e di richiesta (il pane, il perdono, la difesa dal male). Questa è l’ossatura del nostro pregare cristiano.

L’Ave Maria è forse la più ripetuta delle preghiere cristiane. E’ preghiera dolce, rasserenante. Ricordo quell’ammalato grave, che trovava sollievo solamente quando recitava l’Ave Maria. Anche nell’Ave Maria la prima parte è laudativa, la seconda è implorante.

Mi sembra tuttavia che la prima parte abbia perduto lo slancio iniziale, quando le parole sono state trasformate in mera invocazione.  Sembra che si sia perso lo slancio di Gabriele, nel suo invitare Maria all’allegrezza, e il canto di Elisabetta nell’incontrare Maria! Lo slancio di quel “rallegrati Maria” detto con tanta foga da spaventare la ragazza Maria!

La prima parte è inno, nel quale fa gioiosa presenza Dio: “Il Signore è con te!” – L’esplosione dell’angelo, “Rallegrati!” e l’entusiasmo di Elisabetta, sembra si dileguino in un “Ave” (detto anche dai condannati del circo…) scialbo, soprattutto se cantato a scipita cantilena.

GCM 11.08.14