02.05.12
I salmi sono zeppi di benedizioni e di ringraziamenti. Sono l’anima che sfoga la propria gioia, traducendola in inni, benedizioni, ringraziamenti a Dio. Gesù dice che i salme parlano di lui!
I motivi delle lodi sono adatti alle percezioni concrete, che le persone si immaginavano di avere, secondo la cultura del tempo.
Si lodava Dio per l’alzarsi e il tramontare del sole, non per la terra in rotazione e in evoluzione. Per le stelle che punteggiavano il cielo, non per gli universi galattici. Per la luna che riscaldava e illuminava la terra, non per un semplice satellite, specchio della luce solare.
Insomma i motivi rispecchiavano le idee del tempo, ma la riconoscenza ardente del cuore è la stessa del nostro cuore. Forse meglio allora, mentre noi non abbiamo ancora imparato a lodare Dio per l’umidità che diventa nube, e per la pioggia che fa ritornare l’acqua al mare, per ripercorrere un certo ritmo.
Alla base del ringraziamento è Dio che crea e che salva. Se poi ci sembra che la creazione sia quella che ci pare di vedere, questo, a confronto del cuore che ringrazia, è veramente secondario.
Forse la scarsezza del nostro ringraziamento deriva dal predominio del ragionamento sull’ammirazione.
Dal ‘700 i cervelli sono abituati a rivendicare i diritti della ragione, in grado – secondo gli Illuministi – di soppiantare la religione, e, con questa, la poesia.
Rivendicare la ragione. La mia e la tua, quando esse cozzano?
Il rivendicare la ragione, opponendola alla religione, è porre tutt’e due sullo stesso piano, creando una religione della ragione. Non sono meglio la religione e la fede, create da Dio?
GCM 19.12.11