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Le acclamazioni

Nel racconto degli ultimi giorni di Gesù sulla terra, Matteo ricorda due acclamazioni: una all’entrata in Gerusalemme, e l’altra quando Gesù si trova in procinto di essere condotto fuori Gerusalemme.

Gesù ode l’osanna da una parte, e il  “crocifiggilo” dall’altra. Acclamazioni, che sgorgano da due gruppi diversi. L’osanna nasca spontaneo da “quelli che avevano fatto il viaggio con lui”, ossia dai disprezzati abitanti della Galilea, della regione beota che non poteva generare un profeta, secondo quanto dicevano gli eruditi di allora. Il “crocifiggilo” nasce aizzato dall’intellighentia e dal potere (scribi e sacerdoti) dominanti in Gerusalemme.

I potenti a Gerusalemme erano i sacerdoti, politicanti e saccenti. Il potente trascina sempre le folle improvvide, che sono incapaci di pensiero e di critica. Comunque il potente abbia acquistato il potere, con le armi o con l’astuzia, con il denaro o con il terrore, egli crea sempre un minculpop, oggi con i giornali e con le televisioni, ieri con la radio o con i gulag.

La gente semplice, che acclama a Gesù, e che sventola rami e mantelli al suo passaggio, ascolta il cuore. Il cuore semplice e autentico possiede una riserva critica spontanea, che lo dirige sempre con sicurezza. E’ il cuore dei galilei, e di ognuno che purifica il cuore dalle insidie di una cultura autoreferenziale.

La gente istruita, quella che pretende di sapere, perché ripete i dettati dei più furbi (che non sono mai i più intelligenti o i più saggi), lodando questi furbi risparmia a se stessa la fatica del pensare e del decidere.

Due acclamazioni!

GCM 17.04.11, pubblicato 18.07.11